Madeline Miller : La canzone di Achille

La canzone di Achille

VERSIONE ITALIANA



Mio padre era un re, figlio di re. Come la maggior parte di noi, non era molto alto e aveva la corporatura di un toro, era tutto spalle. Sposò mia madre quando lei aveva quattordici anni, dopo che la sacerdotessa gli aveva assicurato che sarebbe stata feconda. Era un buon accordo: lei era figlia unica e tutte le fortune del padre sarebbero andate a suo marito. Fu solo durante le nozze che lui si rese conto che mia madre era debole di mente. Il padre di lei aveva fatto in modo di tenerla velata fino alla cerimonia e mio padre aveva accettato di buon grado. Se fosse stata brutta, c’erano sempre le schiave e i giovani servitori. A quanto si dice, quando alla fine venne scostato il velo, mia madre sorrise. E fu così che mio padre capì che era idiota. Le spose non sorridono. Quando partorì me, un maschio, mio padre mi sfilò dalle sue braccia e mi passò a una levatrice. Mossa a compassione, la donna diede a mia madre un cuscino da stringere al mio posto. Lei lo abbracciò. Non parve notare alcuna differenza. Ben presto, mi rivelai una delusione: piccolo e sottile. Non ero veloce. Non ero forte. Non sapevo cantare. La cosa migliore che si poteva dire di me era che non ero cagionevole. I malanni e i crampi che affliggevano gli altri bambini non mi sfioravano nemmeno. Questo non faceva altro che insospettire mio padre.

VERSIONE FRANCESE

Mon père était roi et fils de rois. De petite taille comme la plupart des nôtres, il était bâti à la manière d’un taureau, tout en épaules. Ma mère avait quatorze ans lorsqu’il l’épousa, dès que la prêtresse eut confirmé sa fécondité. C’était un bon parti : de par sa condition de fille unique, la fortune de son père reviendrait à son époux. Il ne se rendit pas compte qu’elle était simple d’esprit avant le jour du mariage. Son futur beau-père avait mis un point d’honneur à garder la promise voilée jusqu’à la cérémonie, il joua le jeu. Si elle était laide, il pourrait toujours se satisfaire avec les jeunes esclaves de sexe féminin et les petits serviteurs. Au moment où on lui ôta enfin son voile, on raconte que ma mère sourit. C’est ainsi que tout le monde comprit qu’elle était complètement stupide. Les épousées ne sont pas censées sourire. Lorsque je vins au monde, aussitôt qu’il connut mon sexe, mon père m’arracha aux bras de ma mère pour me tendre à la nourrice. Prise de pitié, la sage-femme donna à la jeune accouchée un oreiller à étreindre à la place de son enfant. Elle le serra fort sans paraître remarquer le changement.

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